Io non ho amici che indossano pellicce!!!

Io non ho amici che indossano bordi di pelliccia che gronda sangue!

PER CHI NON VUOLE VEDERE. MA DEVE SAPERE.

Questo filmato è qui sul mio computer. Da qualche giorno.

Non volevo vederlo

http://www.strasbourgcurieux.com/fourrure/

Amo gli animali, mi sono detta. Faccio quello che posso per loro. Starei solo male. Per niente.

Poi ho deciso. Di vederlo. Di star male. Per un tempo che non finiva più.

Perché non basta “sapere”. Occorre vedere per poter raccontare a chi non vuole farlo.

Perché voglio si sappia e si faccia sapere l’orrendo dolore che sta dietro ai belli articoli di pregio in pelle e pelliccia, rifiniti, bordati in pelle e pelliccia, che riempiono le vetrine dei nostri negozi, che invadono i nostri grandi magazzini (un sacco ne ho visti all’Upim, alla Rinascente, importati dalla Cina), che debordano dalle bancarelle dei nostri mercati.

Perché voglio che si pensi quando si sceglie un giaccone, un piumino, una borsa, un paio di guanti.

Per noi, per un regalo, magari per il prossimo Natale.

E non ci si possa dimenticare quello che qui si è visto o che io voglio comunque raccontare.

PER CHI NON VUOLE VEDERE. MA DEVE SAPERE

CINA. Animali. Bellissimi. Tipo procioni, tipo marmotta. Non me ne intendo. Grassi. Tenerissimi. Musi bellissimi. Tantissimi. In gabbie di filo di ferro. Strettissime.

Afferrati. Per la lunga coda stupenda. Sbattuti in terra una, due volte. Lasciati lì, a sobbalzare. Appena intontiti.

CON CALMA, SENZA FRETTA, TAGLIATE LE 4 ZAMPINE. SEGATE.

Il piede dell’aguzzino che li schiaccia sul collo. Li inchioda al terreno.

E SEMPRE CON CALMA, INCISI I MONCHERINI, AD UNO AD UNO.

Per preparare lo strappo. Lasciati lì. Ad aspettare.

PRIMO PIANO SUL MUSO. SUGLI OCCHI DOLCISSIMI. CHE LUCCICANO. BRILLANO. SPALANCATI. OGNI TANTO SOCCHIUSI.

APPESI. SCUOIATI. CON CALMA. SENZA FRETTA.

Magari sospendendo il “lavoro” per voltarsi a dire qualcosa. A un altro aguzzino. E lui che sobbalza, si contorce, spalanca la bocca.

E il pelo fa fatica a staccarsi, a lasciare i piccoli corpi.

E poi la carcassa. Buttata su un carro. Su una montagna di corpi nudi.

E mi dico:”…è finita… finalmente è finita.”

Ma no, invece. Primo piano. Sulla carcassa di cui brillavano gli occhi.

Zoomata. Sul muso. Che spalanca la bocca.

Un’ultima ripresa, più d’insieme. In un altro sforzo, la povera testa scuoiata si alza, si gira. Si volta. Pare quasi a guardare lo scempio di quel che resta del suo corpo torturato.

Minuti e minuti che sono un’eternità. Un’agonia. Per me, che guardo soltanto. E per loro…?

E poi ancora. E mi chiedo quand’è che finisce.

E POI E’ LA VOLTA DEI CANI. BELLISSIMI. PELO RIGOGLIOSO.

STESSA ORRIBILE SORTE. STESSA AGONIA INFINITA.

Quelli il cui pelo compriamo sereni.

Credendo all’etichetta, alla commessa che ci rassicura “E’ coyote, asian jackall, marmotta”

Come se, anche se volessimo crederle, coyote, sciacalli, marmotte fossero esenti dal dolore. Fossero cose. Animali torturati la cui pelliccia borda i cappucci delle nostre belle giacche a vento, dei nostri piumini e giacconi. Anche di marca. Di pregio.

Made in Italy, made in Usa, made in France. Di taglio perfetto. Dalle rifiniture precise. Esiste una legge in Italia. Per far stare tranquilli noi consumatori, si sa che è vietato importare pelli di cane e di gatto.

Peccato che in dogana vengano mistificate con nomi di fantasia o vengano dichiarate come volpi, agnello, lapin.  

Peccato che per scoprirne la reale natura ci vorrebbe ogni volta un costosissimo esame del DNA, che nessuno è disposto a pagare.

Peccato che tutto questo pelo, di cane, di gatto o di qualsiasi altro animale costi una sofferenza atroce. Che neanche ci possiamo immaginare.

Il filmato prosegue. Animaletti deliziosi. Grandi e piccoli. Rinchiusi in attesa della loro sorte terribile. Uno sembra quasi giocare con un recipiente. Pare un piccolo orsetto, un cucciolo dalle movenze, bianco. Altri invece girano frenetici nelle loro prigioni. Disperati. Impazziti.

E POI TOCCA AI CONIGLI. Il famoso lapin, che acquistiamo tranquilli. Tanto, è il pelo dei conigli che mangiamo, che mangiano. Falso. Falsissimo. Guardare il filmato per credere. Appesi. Scuoiati vivi. Carcasse che si contorcono chissà ancora per quanto, dopo.

Tutto questo mi ha intristito e angosciato oltre ogni dire. Una giornata da dimenticare.

Ma la mia pena è niente a confronto di quella degli attivisti animalisti che si sono costretti a filmare queste atrocità. Per farci sapere quanto dolore si nasconde dietro tanti bei capi d’abbigliamento. Per renderci consapevoli delle nostre scelte. Anche quelle che sembrano banali, dettate dall’impulso di un momento.

ED E’ ZERO A CONFRONTO DI QUELLO CHE SOFFRONO QUESTI ANIMALI.

E’ orribile vedere questo filmato. Ma ancora più orribile è contribuire a torturare questi animali, colpevoli della maledizione di possedere una bella pelliccia.

Anche se non vedete il video, vi prego di far girare questa mia il più possibile. E magari proprio fra chi, non essendo a contatto con realtà animaliste, non conosce e non sa quanto male una scelta irragionata fa agli “animali non umani”.

Grazie mille.