Bayer e le altre, i crimini delle case farmaceutiche in India
Laddove la cultura dello sviluppo imposta dall’occidente ha creato sacche di povertà, fame, disperazione, le industrie occidentali vanno a compiere le loro operazioni più rischiose, i crimini più efferati. È il caso, ad esempio, delle grandi case farmaceutiche in India, che con i propri test avrebbero ucciso oltre 1.700 persone negli ultimi quattro anni, di cui quasi 700 solo nell’ultimo.
Le stime provengono dal Ministero della Sanità Indiano, e sono state portate alla luce da un articolo esplosivo del quotidiano berlinese Der Tagspiegel. Sono circa 1.900 gli studi clinici portati avanti in India dalle compagnie occidentali, che coinvolgono 150mila soggetti e per i quali esse spendono circa mezzo miliardo di euro all’anno.
Molto spesso i soggetti in questione provengono dalla fascia più povera della popolazione, sono analfabeti e non del tutto consapevoli di ciò che vanno a fare e dei rischi che corrono; la loro dichiarazione di consenso è in molti casi firmata da terzi. Altre volte i pazienti sono consapevoli ma malati, quindi si sottopongono gratuitamente ai test pur di ottenere cure gratis.
Le case farmaceutiche vedono nei paesi in via di sviluppo delle vere e proprie galline dalle uova d’oro: fornitori inesauribili di soggetti da trattare come vere e proprie cavie, privi di diritti, mal retribuiti, e con indennizzi ridicoli in caso di morte.
La questione degli indennizzi è cruciale. Mentre in Europa e negli Stati Uniti i rimborsi ai parenti delle vittime possono arrivare a milioni di dollari, in India non superano quasi mai i cinquemila dollari. Philipp Mimkes, portavoce della Coalizione contro i pericoli derivanti dalla Bayer (CBG Germania) ha affermato che: “Gli studi farmaceutici nei paesi poveri devono essere condotti secondo gli stessi standard dell’Europa o degli Stati Uniti e le vittime devono ricevere gli stessi livelli di indennizzo. Questo è l’unico modo per scoraggiare, studi economici e pericolosi”.
Uno studio condotto dal quotidiano britannico The Independent negli stati indiani di Madhya Pradesh, Andhra Pradesh e in Delhi, riporta alcuni casi limite:
–
–
–
Si tratta di casi in aperto contrasto con quanto stabilito dalla “Dichiarazione di Helsinki”, nella quale l’Associazione Medica Mondiale pone standard vincolanti per gli studi clinici. Al suo interno si legge: “Nella ricerca medica, la salute del singolo soggetto del test, deve avere la priorità su qualunque altro interesse”.
La casa tedesca Bayer è una delle più coinvolte nelle sperimentazioni sui farmaci in India, con 138 vittime certificate negli ultimi 4 anni. Al momento, si legge in un comunicato stampa diffuso dalla Coalizione contro i pericoli derivanti dalla Bayer “sono in corso studi commissionati sul farmaco anticancro Nexavar, sul VEGF, un farmaco per gli occhi, e sul Kogenate per il trattamento dell’emofilia. Si sono conclusi da poco i test sul Levitra, per il trattamento dell’impotenza, sul controverso prodotto anti trombosi, Xarelto, sul farmaco contro il diabete, Glucobay, sulla spirale agli ormoni, Mirena e sull’agente di contrasto per i raggi X, Gadovist. La BAYER conduce esperimenti su soggetti umani anche in altri paesi con ampie popolazioni povere, come la Colombia, il Pakistan, la Moldova, le Filippine e la Cina.”
E l’India è solo uno dei molti paesi in via di sviluppo utilizzati dalle principali aziende farmaceutiche occidentali, che hanno speso 40 miliardi di sterline nel 2010 in ricerca e sviluppo e che, a livello globale, stanno portando avanti circa 120mila test in 178 paesi.
Fonte www.ilcambiamento.it